La chiesa
Chiesa di Santa Maria
Assunta La chiesa di Santa Maria Assunta di Borsigliana, in comune
di Piazza al Serchio, dal 1992 facente parte dell’Arcidiocesi di Lucca, è una
delle più antiche della Garfagnana, come testimoniato da numerosi documenti
d’archivio, tra cui quello del 1020, un diploma dell'Imperatore Enrico II
(Monumenta Germaniae Historica). La chiesa di origine medievale, ma ampliata e modificata
nel corso del XVIII secolo, conserva sulla parte sinistra della facciata,
tracce della struttura originaria (la lunetta della precedente porta, ora
murata ed un architrave riconducibile al secolo XV). Il portone di ingresso, in legno, intagliato a riquadri di
varie dimensioni, nella parte alta riporta la data A.D. (Annus Domini) 1829.
Tale portone è incorniciato da un portale in pietra che presenta una
modanatura a larghe fasce sporgenti e incavate. L’architrave, sempre in
pietra, è sormontato da un timpano “tagliato”, includente una piccola edicola
in marmo con l’immagine raffigurante l’Assunzione. Sulla chiesa di Borsigliana cominciamo ad avere notizie
più precise con la visita pastorale del 1568 del vescovo di Luni-Sarzana,
Diocesi di cui allora faceva parte l'intera alta Garfagnana e poi con la
Visita Apostolica di monsignor Angelo Peruzzi del 1584. In ambedue le visite la
chiesa parrocchiale di Santa Maria viene descritta con, all'interno, un fonte
battesimale in pietra e tre altari: quello maggiore, quello dedicato alla
Beata Vergine e un terzo dedicato a San Prospero, di proprietà giuridica
della nobile famiglia Chiari di Borsigliana, che vi nominava un apposito
cappellano. Nei verbali della visita di monsignor Peruzzi si parla anche di
una sacrestia, canonica e del vicino cimitero. L'attuale chiesa, ad unica
navata, con abside (coro) semicircolare, conserva diverse opere di pregevole
fattura, come il trittico quattrocentesco di Pietro da Talada (definito dagli
studiosi anche polittico per la raffigurazione dei 12 apostoli nella predella
ed altre immagini nelle tre cimase), il Coro ligneo, l’Altare maggiore,
l’Altare della Madonna delle Grazie, quello della Madonna del Rosario, un
grazioso Ciborio, il Fonte battesimale, il trittico cinquecentesco nella
controfacciata. Sulla destra, entrando, dentro una nicchia, una statua in
legno dipinto della Madonna Addolorata del XIX secolo, vestita con stoffe
ottocentesche (vestito di nozze di Clementina Accorsini
Chiari). Infine, sulla volta del soffitto, nella parte centrale, un’estesa
raffigurazione in tondo di Maria Assunta in Cielo. All’altezza del presbiterio, alloggiate in due nicchie
ricavate nei muri perimetrali, rispettivamente sopra la porta che introduce
al campanile e a quella che porta in sacrestia, sono alloggiate le statue in
cartapesta e stucco di San Giuseppe (compatrono della parrocchia) e del Sacro
Cuore. L’ultimo mutamento, all’interno, risale agli anni ’80,
grazie, in particolare, alla Soprintendenza alle Belle Arti di Lucca, Pisa,
Livorno e Massa Carrara e all’Amministrazione comunale guidata dal sindaco
Pietro Chiari, con il rifacimento del pavimento in pietra serena e lo
smantellamento di due altari laterali in marmo degli anni ’50, riportando
così l’edificio sacro ad una bellezza più antica e più austera. Furono tolte
anche diverse pitture risalenti al 1950 circa di santi ed angeli sul
soffitto. |
Trittico di Pietro da
Talada È un trittico della seconda metà del 1400, attribuito
prima al cosiddetto Maestro di Santa Maria Assunta di Borsigliana e poi
identificato con Pietro da Talada (piccolo paese dell’Appennino emiliano,
prima in Comune di Busana di Reggio Emilia ed oggi Comune di Ventasso), grazie ad un altro trittico presente nella
chiesa di Rocca Soraggio (Comune di Sillano, oggi
Sillano Giuncugnano), andato poi perso nella sua interezza, dopo un furto
avvenuto nel 1926, su cui era scritto l’anno di esecuzione 1463, il
committente Joannes Calesblarius
de Soragio e l’autore: Hoc opus…pictus
fuit p. me Petrus de Talata. Più comunemente a Borsigliana l’opera viene
chiamata ancona, che deriva dal greco- bizantino eikòna
(immagine). Nella parte centrale abbiamo la Madonna seduta con in
braccio il Bambino, tra San Prospero sulla sinistra e San Nicola di Bari (con
melograno in mano) sulla destra. Nella predella (base del trittico), sono rappresentati i
dodici Apostoli. Ricordiamoli dal Vangelo: Simone detto Pietro e Andrea,
Giacomo e Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo D’Alfeo,
Simone Cananeo o Zelota, Giuda di Giacomo o Taddeo, Giuda Iscariota
(sostituito da Mattia dopo la Resurrezione). In alto, nelle cimase, l’arcangelo Gabriele, Dio Padre, la
Vergine Maria al momento dell’annuncio dell’Incarnazione. |
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Oggi gli studiosi hanno attribuito al pittore Pietro da
Talada anche la Madonna con Bambino tra i santi Lorenzo e Giovanni Battista
nel Santuario della Madonna del Soccorso a Corfino, la Madonna con Bambino
presente nella chiesa di Santa Maria a Capraia di Pieve Fosciana, la Madonna
con Bambino nel Museo di Villa Guinigi a Lucca, il trittico con i santi
Antonio e Pietro e San Giovanni Evangelista e San Domenico nella chiesa
parrocchiale di Vitoio di Camporgiano, la Madonna
Assunta nella chiesa di Stazzema in alta Versilia, la Madonna con il Bambino
di una collezione privata a Firenze, un quadro raffigurante San Giovanni
Battista di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la
Madonna con Bambino nella chiesa di San Francesco a Barga (vicino all’Ospedale). |
Coro ligneo In legno intagliato, il coro viene fatto risalire al XVIII
secolo, prendendo spunto dalla data 1746, presente nella parte alta dello scranno centrale, che presenta lo schienale intagliato,
con stemma a fregio alla sommità, raffigurante una mano che regge un
ramoscello. Ai lati, 10 stalli per parte, senza braccioli, intagliati con
cornice a dentelli in alto. Il coro è stato recuperato e ristrutturato a metà
del decennio 1980 dalla Soprintendenza alle Belle Arti. |
Altare maggiore L’altare maggiore, in legno intagliato e di colore
tendente al verde, con bordi, linee e numerosi fregi dorati, risale al
Settecento. L’ultimo restauro è stato effettuato a metà del decennio 1980
grazie alla Soprintendenza alle Belle Arti. Della stessa impostazione
artistica è anche il tabernacolo in bella evidenza, compreso nel corpo
dell’altare, e due snelli e ben disegnati prolungamenti architettonici che
raggiungono le pareti opposte e fanno arco per l’ingresso in Coro. Da notare anche il paliotto (il rivestimento della parte
anteriore della mensa dell’altare) in legno che richiama gli stessi colori e
disegni dell’altare. Nel passato il paliotto dell’altare maggiore veniva
alternato con altri, a seconda del periodo liturgico, rappresentato da
diversi colori ed ornamenti. |
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Altare della Madonna
delle Grazie L’altare della Madonna delle Grazie, un tempo sotto il
titolo della Vergine del Carmine, è quello laterale, entrando, sulla
sinistra. Manca del piano per la celebrazione della Messa, che era in marmo,
rimosso a metà del decennio 1980. Si tratta di un’ampia struttura lignea
(databile tra il 1600-1700), appoggiata alla parete, con il fondo colorato di
celeste, rosso scuro, con molti fregi dorati, che richiama vagamente la
facciata di un tempio greco-romano con due colonne, sormontate da capitelli
corinzi. E’ contornato da un’ampia cornice con fregi lignei e all’interno, in
una nicchia, è collocata la statua in gesso della Madonna, a cui è intitolata
la parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria Assunta. La Madonna ha in
braccio il Bambino che si presenta in atteggiamento attivo, da protagonista,
con le braccia aperte e accoglienti rivolte ai fedeli, tipica espressione
delle rappresentazioni sacre della Madonna del Carmelo. Nella parte alta
della cornice, in una cartella inclusa nel timpano, aperto nel mezzo, si
legge il tradizionale appellativo onorifico carmelitano della Madre di Dio “Decor Carmeli”. Ricordiamo che
sul monte Carmelo, in Palestina, fu costruito il primo Tempio alla Vergine
che venne chiamato Madonna del Carmelo o del Carmine. In occasione della
festa patronale del 15 agosto, il simulacro della Madonna viene tolto dalla
nicchia e collocato per qualche settimana, in basso, su una
portantina-baldacchino di legno e poi portato in processione, nel pomeriggio
della festa, per le strade di Borsigliana, fino ad una radura tra i
castagneti in località Pianello, dove si svolge la predica e la benedizione
con il sollevamento dello stesso in direzione dei quattro punti cardinali. La
precedente statua lignea della Madonna, rivestita con paramenti di seta, nel
1966, fu trasferita nell’oratorio di Vergnano e
collocata in una apposita nicchia. |
Altare della Madonna del Rosario L’Altare della Madonna del Rosario è quello laterale,
sulla destra entrando. Manca del piano per la celebrazione della Messa, che
era in marmo (costruito nel 1950), rimosso a metà del decennio 1980.
Appoggiata alla parete, c’è un’ampia tavola lignea (risalente tra il 1600 e
1700) intagliata e dipinta, con il fondo colorato in verde, con molti fregi
dorati, che richiama vagamente la facciata di un tempio greco-romano, con due
colonne sovrastate da capitelli corinzi. Al suo interno, 15 immagini (quasi a
comporre una U rovesciata), dei Misteri del Santo Rosario (come era prima
della riforma di papa Giovanni Paolo II, nel 2002, con l’introduzione dei
Misteri della Luce). Nella parte centrale c’è affisso un quadro a olio su tela
del 1700 della Beata Vergine Maria con il Bambino che regala un Rosario a San
Domenico. Nella parte alta della cornice, nel timpano, aperto nel mezzo, si
legge “Fulcìte me rosis”
(Sostenetemi con le rose). Il quadro ricorda quello assai famoso, presente
nel Santuario della Vergine del Rosario di Pompei, con la differenza che a
Borsigliana manca la figura di Santa Caterina che riceve il Rosario. La
devozione alla Madonna del Rosario risale al XIII secolo, quando venne
fondato l’Ordine dei Domenicani che diffusero poi tale pratica religiosa. In prossimità della festa dell’Immacolata Concezione (8
dicembre) il quadro della Madonna del Rosario viene sostituito con quello
dell’Immacolata che vi rimane per qualche settimana. Per questo da qualcuno,
in paese, viene chiamato anche altare dell’Immacolata Concezione. |
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Ciborio Si tratta di un
Ciborio o Tabernacolo (dimensioni 50x50x60 centimetri), fatto risalire al
XVII secolo, di noce intagliato, a base ottagonale, a forma di tempio, con
colonne scanalate, ai lati delle porte, a tre ripiani e una cupola
semisferica scolpita a palmette. Il Tabernacolo, in legno dorato, presenta
quattro parti principali inquadrate da colonnine, architrave e frontone, con
altrettanti piccoli dipinti, rappresentanti la Passione e Morte di Gesù: Gesù
nell’orto dei Getsèmani (porticina con chiave),
Flagellazione di Gesù, Incoronazione di spine di Gesù, Croce (Calvario).
Sugli altri quattro fronti, ci sono altrettante nicchie. In alto una piccola
balaustra incisa ed una cupola scolpita a palmette, con tre stelle sul
davanti. Il Ciborio presenta due scritte circolari dipinte in caratteri
dorati, mancanti di diverse lettere ed intere parole, che riportano due
versetti completi dell’Apocalisse, ai quasi si è risaliti grazie alla
collaborazione tra il professor Dino Magistrelli e due studiosi di La Spezia,
la dottoressa Anna Rozzi Mazza responsabile del Museo del Sigillo ed il
dottor Armando Barbuto già conservatore del Museo Etnografico. |
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Nella fascia
superiore (Apocalisse, Capitolo II - Lettera alla Chiesa di Pergamo, 17): “Vincenti dabo manna absconditum & dabo illi nomen
novum” (Al vincente darò la manna nascosta e darò a quello un
nome nuovo). Nella fascia inferiore (Apocalisse, Capitolo II - Lettera
alla Chiesa di Efeso, 7): “Vincenti dabo edere de ligno vit(a)e quod est in Paradiso
Dei mei” (Al vincente darò
a mangiare dell’albero della vita che è nel Paradiso del mio Dio). Un primo sommario
restauro dell’opera c’era stato a metà del decennio 1980 a cura della
Soprintendenza alle Belle Arti. Nel dicembre 2016 è terminato il restauro
dell’opera da parte di Giuliano Delle Monache di Vicopisano di Pisa, con il
contributo della Fondazione Banca del Monte di Lucca. Il supporto girevole in legno è stato realizzato nel 2014
dal falegname Pier Luigi Bacci di Corfino per conto dell’Associazione Civitas Borsigliana. |
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Trittico cinquecentesco Sulla controfacciata, entrando in chiesa sulla destra, si
trova un interessante trittico in legno, datato 1503, attribuito al pittore Lorenzo
Costa, nativo di Ferrara e alla sua scuola, di gusto tardo gotico, con la
Madonna ed il Bambino ed ai lati il vescovo San Prospero e l’apostolo San
Giacomo il Maggiore, le cui reliquie si venerano a Santiago de Compostela in
Spagna. In alto, nelle cimase, l’Annunciazione ed il Padre Eterno; nella
cuspide centrale un santo frate francescano (forse Sant’Antonio da Padova).
Fu rubato nella notte fra il 14 e 15 dicembre 1968, poi fortunatamente
recuperato dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza in un appartamento
di San Terenzo di Lerici (La Spezia) nella primavera 1970. Si disse allora
che il quadro fosse destinato ad una raccolta privata a Washington.
Restaurato a Lucca, a cura della Soprintendenza, dall’equipe del professor
Gazzi, fu riportato a Borsigliana nel 1979. La parte inferiore della veste di
San Giacomo si presenta rovinata dal tempo, anche dopo il restauro. |
Coperchio ligneo del
fonte battesimale In una nicchia, nella controfacciata, entrando sulla
sinistra, si può ammirare uno splendido coperchio, risalente al ‘600, di
noce, interamente intagliato, a forma ottagonale, a tre ripiani ed una
cupoletta, collocato sopra il fonte battesimale o battistero in marmo. In ogni facciata ci sono stemmi in rilievo e agli angoli
dei delfini. Intorno alla base ed agli angoli belle cornici intagliate. In alto,varie raffigurazioni
intagliate che ornano il piano alto che termina a forma di cupola sovrastata
da una piccola croce. Nel secondo ripiano, in bella evidenza la scritta Opa
(così chiamata un tempo l’Opera o Consiglio che amministrava la parrocchia).
Il coperchio ligneo è stato restaurato, a metà degli anni ’80, grazie alla
Soprintendenza alle Belle Arti. |
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Architrave esterno in
arenaria L’architrave in pietra arenaria scolpita, fatto risalire
dagli studiosi al secolo XV, che si trova murato sulla facciata, a sinistra,
della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, è sicuramente la scultura
di ispirazione cristiana più antica della Garfagnana. In questo bassorilievo
gli studiosi vi hanno colto, di volta in volta, elementi protoromanici,
tematiche di ispirazione bizantina, espressioni elevate dell’artigianato
locale nella lavorazione della pietra nei secoli scorsi. L’architrave è
diviso in sei sezioni, con al centro la Madonna in trono con Gesù Bambino ed
ai lati quattro santi. La figura sulla sinistra potrebbe rappresentare il
fedele che ha donato l’opera. Il santo nell’ultimo riquadro sulla destra,
invece, da tutti viene indicato come Sant’ Antonio Abate. |
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